Rumorosità: ipoacusia e altri effetti collaterali.
Dati Inail alla mano, l’ipoacusia è la patologia maggiormente denunciata (malattia professionale). Raggiunge nel settore industria dei picchi del 50%. Non parliamo subito della sordità da rumore. Ci sono altri effetti collaterali che la rumorosità comporta. Ad esempio, ostacola le conversazioni e può coprire varie segnalazioni di sicurezza (Alert) in caso di un pericolo (nelle lavorazioni manufatturiere e non solo). Inoltre velocizza l’insorgere di fatica mentale e quindi è una causa di diminuzione di rendimento professionale (diminuzione di produttività). Per non essere ancora soddisfatti ostacola l’apprendimento, interferisce con il sonno ed il riposo. In questo caso lede il recupero psico-fisico dagli sforzi quotidiani e quindi favorisce l'accumolo di stress. Esistono anche degli effetti che rientrano al cessare dell’emissione sonora: come vertigini, disturbi dell’equilibrio e nausea.
La perdita dell'udito.
Il fattore che lede l’udito è l’energia acustica che i rumori producono. Quindi l’esposizione costante e prolungata produce alterazioni delle strutture neuro-sensoriali dell’orecchio interno. I danni maggiori si hanno nell’Organo del Corti nella coclea, ove vengono contenute sia le cellule ciliate interne ed esterne. Si producono danni irreversibili per il sistema ricettivo dei suoni ed anche per quelle cellule che regolano la sensibilità dell’apparato acustico. Ci sono due danni che si producono. Uno è quello verso la sinapsi della via afferente, che si può definire reversibile. Mentre quello cellulare è irreversibile, visto che la conseguenza è la loro morte. Ma anche i danni reversibili non si aggiustano se permane l’esposizione al rumore. Ne consegue un innalzamento costante della soglia auditiva.
Controlli dell'udito.
L’audiometria tonale è un metodo che permette di misurare la perdita dell’udito in decibel. Quindi si tratta di misurare la differenza fra la nuova soglia di percezione minima del suono e lo zero che è definito come il livello standard di normalità. Tale risposta deve essere verificata nelle diverse frequenze: 250,500,1000,2000,3000,4000,6000,8000 Hz.
Conclusioni.
Siamo desolati che per gli altri disturbi menzionati, ancora non ci sia un metodo scientifico che oltre ad evidenziarne la correlazione, dovrebbe certificarne il livello. Per esempio sopra gli 85 db(ristoranti non fonoassorbiti) l’apparato cardiovascolare inizia ad accellerare il battito (aritmia), ne consegue un aumento della pressione arteriosa. Per quanto riguarda le vie urinarie si è accertata la concentrazione di noradrenalina e adrenalina. Ancora gli studi non possono dimostrare delle sospette relazioni fra il rumore e l’ipertensione. Mentre si possono accertare dei legami con i peggioramenti avvenuti nei soggetti affetti da coronopatie. Ultimo legame è quello con la rumorosità ed il calo delle difese immunologiche. Per concludere il quadro è molto più complesso e molto spesso l’insorgere di fastidi è legato ad un fattore non considerato: IL RUMORE. Esserne consapevoli è la strada per provvedere a trovarne la conclusione.